CANCRO DEL COLON-RETTO / Una nuova tecnica autorizza grandi speranze per la qualità della vita (Il Giorno )
di Manuela Campanelli
MILANO - Oggi, finalmente, è possibile evitare l'innaturale convivenza con il sacchetto sull'addome, cioè con l'ano artificiale. Chi è stato colpito dal cancro colon-rettale può infatti sottoporsi a un innovativo intervento che, oltre ad asportare il tumore, - detta degli specialisti - ripristina nel 90 per cento dei casi la normale funzione fisiologica.
Il principio su cui si basa è semplice. Il nuovo approccio ricostruisce infatti all'estremità del colon un «serbatoio» delle feci che sostituisce l'ampolla rettale asportata con il tumore localizzato nell'ultimo tratto dell'intestino.
A metterlo a punto è stato Ermanno Leo, presidente dell'Associazione per la Ricerca Europea in Chirurgia Oncologica Onlus (A.R.E.C.O. via Luciano Manara, 17 - Milano - tel.02.55018044), che esegue questa operazione all'Istituto dei Tumori di via Venezian, 1, a Milano presso l'Unità operativa di chirurgia colo-rettale che dirige. «Ogni anno - sottolinea -, 35 mila italiani si ammalano di questa neoplasia e 18 mila ne muoiono. Secondo le più recenti statistiche i tumori del retto e del colon sono infatti al secondo posto per incidenza dopo quelli del polmone e del seno».
I portatori di un ano artificiale sono molti nel nostro Paese: circa 50-60 mila. Una condizione, questa, che comporta drammatici costi umani, legati soprattutto ai disagi sostenuti dei pazienti operati.
La maggior parte di essi, trattati con il vecchio metodo demolitivo, cadono in un grave stato di depressione psichica, che li porta a sottrarsi alla vita di relazione sia affettiva che sociale e lavorativa. Le spese aggiuntive sono inoltre elevate e dovute sia al cambio e all'utilizzo di almeno 4-5 sacchetti al giorno, che alle relative pensioni di invalidità che gravano sulla spesa pubblica per alcune svariale decine di miliardi.
Uscita ormai dal periodo di sperimentazione, la nuova tecnica ha dalla sua parte numerosi vantaggi. Dai recenti confronti, dibattuti al Simposio internazionale che ha avuto luogo a Milano poco tempo fa con il patrocinio del Ministero della Sanità , dell'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano, dell'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e del Comune di Milano, è emerso che l'innovativa chirurgia, oltre a essere conservativa, preserva la salute di alcune migliaia di ammalati di tumore del retto.
A dieci anni dalla sua prima applicazione ha infatti dimostrato di ridurre dal 30 all'8 per cento le recidive.
Fatte queste premesse, si comprende come il principale obiettivo degli esperti sia quello di divulgare la tecnica a qualsiasi chirurgo voglia arricchirsi di questa nuova conoscenza.
L'A.R.E.C.O. ha pertanto deciso di lavorare per il raggiungimento di tale scopo, reperendo i fondi necessari per istituire, in modo rapido, i corsi necessari.
