Il tumore dell'intestino (carcinoma colorettale) è uno dei più diffusi, e colpisce con uguale frequenza uomini e donne di età superiore ai 55 anni, almeno nell'80 per cento dei casi. E molto insidioso perché generalmente non presenta sintomi. Perciò l'arma più importante è quella della prevenzione. Un semplice esame, che cerca il sangue occulto nelle feci, oppure l'endoscopia permettono una diagnosi tempestiva. L'endoscopia, in particolare, eseguita con uno strumento flessibile a fibre ottiche, consente di vedere all'interno dell'intestino, e di intervenire immediatamente asportando eventuali polipi.
Fatta la diagnosi di tumore, il trattamento curativo di prima scelta è sicuramente la chirurgia. Oggi si riesce quasi sempre a effettuare un intervento conservativo, cioè che lascia al loro posto tutte le strutture dell'intestino, evitando così che la qualità di vita del paziente venga seriamente compromessa dalla presenza del "sacchetto". Nella cura entrano anche radioterapia e chemioterapia. La prima come complemento che segue l'operazione.
Entrambe quando le si giudica utili per ridurre un tumore molto esteso e renderlo così operabile.
La speranza di guarire è comunque strettamente legata allo stato di avanzamento del tumore al momento della diagnosi: è del 90 per cento quando la malattia è limitata alla parete intestinale, scende al 35-60 per cento in caso di coinvolgimento dei linfonodi della zona ed è inferiore al 10 per cento quando ci sono delle metastasi. La maggioranza di questi tumori non è ereditaria. Soltanto per il 5-15 per cento possono essere individuati fattori genetici (polipoliposi adenomatosa familiare, sindrome di Lynch e alcune sindromi familiari rare).
Per chi è già colpito da tumore colorettale, adenoma o infiammazione cronica del colon, è fondamentale la periodica colonscopia. Una volta all'anno per scongiurare il ripresentarsi dei polipi e per poter intervenire eliminando, sempre per via endoscopica, quelli che si fossero riformati. La scadenza potrà poi diluirsi nel tempo, ogni due o tre anni, naturalmente solo quando l'oncologo lo riterrà opportuno.
